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5 10 15 20 25 30 35 13 Mariella lo guardava mentre parlava, con un’espressione a metà tra lo sbalordito e il commosso. In fondo sotto quel suo aspetto forte e bellicoso e quel suo modo di vestirsi e di atteggiarsi, che sembrava minacciare tutti soltanto con lo sguardo, si celava un ragazzo sincero e sensibile. Mariella lo sapeva che era capace di prendere sempre a cuore i problemi dei suoi amici, e spesso sapeva dire cosa c’era di buono e cosa di sbagliato quando qualcuno di loro gli parlava delle proprie difficoltà. Mentre stava pensando a questo, Mimmo, che non aveva smesso un attimo di tamburellare con le dita sul muretto su cui erano seduti, saltò giù e con aria seria e grave cominciò a dire: “Allora, analizziamo la situazione e vediamo quali potrebbero es- sere le conseguenze delle varie cose che potremmo fare: Mariella dice che se andate a parlare con la preside, il prof potrebbe giocarvi un brutto tiro negando tutto e mettendo la sua parola, parola di profes- sore, contro la quella vostra, che siete delle semplici alunne. Se invece, come mi sembra vagamente di capire dalle intenzioni di Gaetano, lo aspettiamo fuori scuola e lo affrontiamo a muso duro, rischiamo una denuncia alla preside e, anche se dovessimo passarla liscia, è Jensika che potrebbe subire qualche ritorsione da parte del prof. Dunque…” Tutti lo guardarono col fiato sospeso aspettando la soluzione. “…Non saprei proprio cosa fare!” concluse. Lo mandarono a quel paese. “Insomma,” esclamò Rahma, “ma vedi se uno non può vivere un poco in pace! Non ci bastano i problemi che abbiamo in famiglia, pure la scuola ci si mette!” “Già,” sospirò Jensika, “sarebbe bello se non ci fossero compli- cazioni nella vita, se tutti potessimo vivere sempre in pace, se sapes- simo sempre qual è il lato giusto da cui stare…” “Uuuh, sai che palle! Niente su cui interrogarsi, niente rivalità, niente errori, ma soprattutto niente mazzate fuori scuola… e che vita sarebbe questa?” “Gaetà,” disse Rahma, “ma è possibile che non riesci a pensare ad altro? Invece sai a che stavo pensando io? Perché non chiediamo ai prof di darci un’ora per fare un’assemblea in classe? Ne parliamo tutti insieme e cerchiamo una soluzione.”