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5 10 15 20 25 30 35 18 un “bella fra’ ” e cominciarono a parlare fitto fitto di quello che era successo. Mariella e Rahma li videro discutere, arrabbiarsi, ridere e poi abbracciarsi e salutarsi l’un l’altro con delle pacche sulle spalle. “E allora?” chiese Rahma. “Niente,” rispose Mimmo, “abbiamo discusso di quello che è successo e alla fine abbiamo fatto un patto.” “Ma sei matto!” esclamò Mariella. “Scendere a patti con quelli là?” “Ha ragione lei,” disse Rahma, “come si può fare un accordo su chi deve occupare un posto in un giardinetto che è pubblico?” “Appunto,” disse Mimmo, “è pubblico, cioè è di tutti e non è di nessuno.” “Per questo,” insisteva Mariella, “come si può fare a decidere che è mia una cosa che dovrebbe essere di tutti?” “E che significa che è di tutti? Se c’è uno che arriva prima degli altri e si prende quella cosa, allora sarà sua,” affermò Mimmo. “Ma non è come se stesse rubando qualcosa?” chiese Mariella. “E se io arrivo insieme a te per prendere la stessa cosa?” incalzò Rahma. “Immagino che si dovrebbe dividere,” rispose Mariella. “E se di fronte ti trovi uno come Totore o i suoi amici?” Mimmo guardò le amiche che stavano pensando a quello che aveva appena detto, poi aggiunse, “Comunque il patto che abbiamo fatto è che io mi impegno perché noi non occupiamo il posto che è loro e loro si impegnano a occupare uno spazio più piccolo, tipo da qui fino a lì.” A Mariella sembrò ragionevole lasciargli quel pezzo di territo- rio, considerando anche che gli amici di Totore erano più numerosi e soprattutto più rumorosi di tutti gli altri gruppi che se la facevano ai giardinetti; tuttavia Rahma non era ancora convinta che quella po- tesse essere la scelta migliore. “Non mi sembra una cosa logica che se loro non ci sono io non mi posso mettere a chiacchierare con lei proprio lì. Il mio umore do- mani potrebbe richiedere il fatto che voglio guardare l’entrata del giardinetto da un’altra prospettiva e quindi mi voglio sedere in un altro punto.”