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5 10 15 20 25 30 35 33 Rosaria sospirò. “Allora,” continuò Tina ignorandola, “vogliamo sapere come si chia- ma questo bel ragazzotto. Quali di questi dati potrebbero esserci utili?” “Le bellissime qualità fisiche,” sospirò ancora Rosaria. “La zona in cui abita,” disse Armelinda, “insieme ai tratti so- matici ci dirà a quale comunità appartiene e da questo potremmo dedurre un nome possibile.” “In che senso?” domandarono Tina e Rosaria quasi all’unisono. “Guardate me per esempio: se conosceste soltanto il luogo in cui abito e le mie caratteristiche fisiche, che cosa pensereste?” “Be’, non saprei,” era dubbiosa Rosaria, “potresti essere anche napoletana per quanto mi riguarda.” “No, Armelinda ha ragione: anche se molti di noi napoletani sono scuri di pelle, il suo aspetto non somiglia molto a una ragazza di origini italiane, potrei pensare che sei sud americana.” “È vero, però abito a Montesanto e, escludendo che sono di ori- gini italiane e sapendo che a Montesanto vivono solo altre due co- munità, quella Srilankese e quella Capoverdiana, dovreste conside- rare che appartenga a una delle due. Ora, credete che i miei capelli possano essere quelli di una Srilankese?” Rosaria osservò i suoi capelli ricci. “No,” disse, “in effetti loro portano i capelli lunghi e lisci.” “E se ti fossi fatta la permanente?” chiese Tina. “Non scherzare, chiedi a Suthescika se si farebbe mai la perma- nente.” “E dunque dovremmo pensare che sei Capoverdiana,” concluse Rosaria. “Già, e a questo punto potreste andare su internet e vedere quali sono i nomi femminili usati più di frequente nelle isole capoverdiane.” “Seeh, e come facciamo a scoprire qual è proprio il tuo nome?” chiese Tina. “Ci basterebbe trovare una decina di quelli più comuni e provia- mo a chiamarla con uno di questi. Se si gira è fatta,” disse Rosaria. “No ragazze, a me sembra una grande stupidaggine. A parte il piccolo particolare che dovremmo essere Armelinda o io ad avvici-