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5 10 15 20 25 30 35 36 Rosaria, tanto per cambiare, sospirò. Però, prima di far partire la ricerca sui contatti del fratello di Armelinda, disse che avrebbe volu- to fare qualche altro giro di ricognizione nella zona in cui abitava lui. Non sapeva perché, ma l’istinto le diceva che c’era qualcosa che non quadrava in quelle ipotesi che avevano fatto fino ad allora. “Fai attenzione a non farti denunciare per stalking,” le disse Ar- melinda ridendo. E ora eccola lì, tutta imbacuccata per non farsi riconoscere nell’androne di quel palazzo dove da una settimana lo vedeva en- trare tutti i giorni. Rosaria aveva scoperto già da tempo il palazzo in cui lui abitava. L’aveva visto entrare lì la prima volta che l’aveva seguito. Successiva- mente però aveva notato che dopo scuola lui tornava a casa e passato un quarto d’ora, mezz’ora al massimo (il tempo di pranzare, immagi- nava Rosaria), usciva per andare nel palazzo di fronte, e da lì non lo vedeva più uscire. La curiosità se la mangiava. Voleva assolutamente sapere che cosa lo tratteneva in quel palazzo. Aveva fatto diverse ipo- tesi, anche quella che lì poteva andare a fare il doposcuola, però non si sarebbe trattenuto più di un’ora, come invece era solito fare. Quin- di scartò anche questo presupposto. Ma oggi, oggi avrebbe scoper- to qualcosa, se lo sentiva, perciò si nascose tra l’androne e le scale in modo che nessuno potesse vederla, ma che lei potesse tenere d’occhio sia le scale che l’ascensore. Attese a lungo e alla fine il suo sacrificio fu ricompensato. Lo vide uscire dall’ascensore, ma non era solo. La ra- gazza che era con lui aveva un aspetto familiare. Rosaria per poco non urlò. La riconobbe. Era Vanessa, quella smorfiosa che stava in classe sua. La odiava. I due ragazzi si fermarono un attimo prima di uscire dal portone. Sentì la voce di lui che parlava a Vanessa. “Grazie per quello che hai fatto per me prima,” le stava dicendo lui. “Non mi devi ringraziare. Lo sai quello che provo per te,” gli rispose Vanessa. Si abbracciarono forte forte per un tempo che a Rosaria sembrò interminabile. Soffocò un urlo più rabbioso di quello di prima, ma non riuscì a cacciare indietro le lacrime. Gli occhiali da sole erano irrimediabilmente appannati così come appannato era stato il suo