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5 10 15 20 25 30 35 41 NOME? Però tutto quello che riuscì a fare fu di mormorare balbet- tando un “N-n-no, n-niente, ho un po’ di congiuntivite…” “Ah,” disse lui, “mi dispiace, spero che tu guarisca presto. Ma ora dovete assolutamente sentire quello che sta succedendo.” “Già,” lo interruppe Rollo che aveva il fiatone per la corsa e l’ec- citazione, “si sono bloccati tutti i computer della città! Non c’è più collegamento a internet da nessuna parte, sui telefonini, dai pc di casa, degli uffici.” Le ragazze tirarono fuori i loro telefonini ipertecnologici e con- statarono che nessuna di loro aveva il collegamento a internet. “Venite,” le incitò Fela, “venite a vedere.” Uscirono dal cortile della scuola e andarono in strada. Il traffico era paralizzato. La gente era uscita dagli uffici, dai loro posti di lavoro e tutti erano imbambolati da quella vacanza inaspettata e dalla novità che si era prefigurata ai loro occhi. I ragazzi parlavano tra loro, tutti con il telefono in mano a verificare il collegamento che non c’era. Un sacco di gente era per strada con il punto interrogativo stampato in faccia. Tutti parlavano con tutti, tutti si chiedevano com’era possibile. “È un attacco dei Talebani,” dicevano alcuni. “No, sembra che siano stati gli anarchici,” dicevano altri. “È sicuramente un’operazione di hakeraggio,” dicevano i più sapientoni. Era uno scenario apocalittico. Aspettarono insieme a tutta quella gente. Ascoltavano le notizie che la gente riportava dai telegiornali. Nessuno sapeva dire cosa era accaduto, l’unica cosa certa era che i collegamenti via internet non sarebbero stati ripristinati per le prossime ore. “Pensa che tragedia se non ci fosse mai più internet. Dovremmo ritornare a studiare sui libri quando ci assegnano le ricerche a casa,” disse Vanessa rabbrividendo al pensiero di tanta fatica nel dover an- dare in biblioteca a cercare i testi giusti per le ricerche che in classe gli assegnavano quasi una volta a settimana. “Già,” disse Fela, “e pensate, non avremmo più il nostro spazio per chattare con i nostri amici.” “In che senso il nostro spazio?” gli chiese Rollo. “Vuoi dire che quando sei sul social network tu ti senti come se ti trovassi in uno spazio fisico? Ma che cavolata!”